Da Chanel, Frédéric Grangié e Arnaud Chastaingt raccontano l’evoluzione della visione orologiera della maison, tra investimenti industriali e creatività.
Chanel Haute Horlogerie
Per la prima volta, Chanel ha dedicato un intero evento all’alta orologeria, scegliendo Milano come cornice. Un’occasione importante per riflettere sul percorso compiuto e su ciò che verrà. A raccontarlo, in un confronto a due voci, sono stati Frédéric Grangié, presidente della divisione Watches & Fine Jewelry, e Arnaud Chastaingt, direttore dello studio creativo. Al centro della scena, due lanci chiave: il J12 Bleu, nuova espressione tecnica della ceramica, e la Blush Capsule Collection, che fonde orologeria e universo beauty. E sullo sfondo, una strategia coerente che unisce investimenti strutturali, dialogo tra le arti e una visione di lungo periodo: «Quello che creiamo oggi è pensato per durare cento anni», afferma con convinzione Frédéric Grangié.
L’investimento nel lungo periodo: manifattura e indipendenza
«L’alta orologeria non si improvvisa», chiarisce Grangié. «Negli anni ’80 abbiamo fatto una scelta precisa: niente licenze. Abbiamo costruito la nostra manifattura a La Chaux-de-Fonds, come per i profumi o la moda: tutto in house».
Una decisione controcorrente all’epoca, ma oggi Chanel è tra i pochissimi brand con filiera integrata (dalla materia prima al prodotto finito). Un percorso reso iconico nel 2000 con il lancio del primo J12, evoluto fino a diventare oggi simbolo dell’orologeria meccanica della maison.
Oggi, Chancel è anche co-proprietaria di Kenissi, manifattura di movimenti con cui realizza i calibri 12.1 e 12.2 certificati Cosc montati su tutta la gamma J12, inclusi i nuovi modelli J12 BLEU e Blush. «Il nostro approccio è come quello del N°5: quello che creiamo oggi è pensato per durare cento anni», afferma.
Il blu del J12: cinque anni per un colore
A Watches & Wonders 2025, focus sulla ceramica blu. «Volevo dare un colore al nero. Un blu quasi nero, o forse un nero quasi blu», rivela Arnaud Chastaingt, Direttore dello Studio di Creazione Orologiera Chanel. Il risultato, dopo cinque anni di ricerca e oltre 150 test, è il J12 Bleu: un’interpretazione profonda, opaca, elegante, declinata in nove referenze in edizione limitata. Dalla versione da 33 mm con diamanti a quella tourbillon volante con calibro 5 composto da 172 elementi, fino allo spettacolare J12 X-Ray trasparente con zaffiri taglio baguette. Il tutto, ovviamente, con movimenti certificati e una resistenza all’acqua di 200 metri.
«La ceramica è il nostro linguaggio», sottolinea Grangié. «L’abbiamo elevata a materiale prezioso, ed è grazie al savoir-faire interno che oggi possiamo permetterci di creare tonalità uniche come il Bleu.»
Rosa in ogni sfumatura: la capsule Blush
Se il blu domina il linguaggio tecnico della maison, il rosa della collezione Blush è un omaggio all’universo beauty di Gabrielle Chanel. «Mi sono chiesto: perché non truccare anche il tempo?» spiega Chastaingt. Il risultato è una capsule cromatica che attraversa tutte le collezioni: dal Boy·Friend con Mademoiselle che soffia un bacio alla Première con charms smaltati, fino alla spettacolare Mademoiselle J12 Blush con dischi in rotazione ogni 5 minuti e al Code Coco con cinturino in pelle rosa iridescente.
Ogni orologio è pensato come un’opera pop e artigianale insieme: stampa a tampone, smalto grand feu, incisioni, pittura miniaturizzata, pietre preziose. «Abbiamo preso i codici della bellezza, le texture dei blush, le tinte dei rossetti, e li abbiamo fatti diventare orologeria», racconta il Presidente.
Uomini, donne e nuovi pubblici
Il 95% dell’offerta rimane femminile, coerente con il Dna Chanel. Ma qualcosa sta cambiando. «Sempre più collezionisti uomini si avvicinano ai nostri modelli», nota Grangié, «anche a quelli più giocosi come il J12 Coco Time». Il blu, poi, ha accelerato questo cambio: «È totalmente gender-free, e in Asia la clientela maschile rappresenta quasi il 50% delle vendite J12 Bleu».
Orologeria e futuro: il ruolo di Chanel
Nell’era post-pandemica, Chanel ha scelto di continuare a non vendere online. Una scelta radicale. «Ci dicevano che era un errore, che stavamo perdendo un’opportunità. In realtà, abbiamo usato quegli anni per investire. E oggi, con il mercato ripartito, siamo pronti.» La maison è infatti tra le poche a non avere e-commerce per orologi o alta moda. E continua a credere nel valore della presenza fisica: «Watches & Wonders è fondamentale per fare sistema. Visitiamo i nostri concorrenti, ci confrontiamo, proteggiamo insieme l’ecosistema dell’orologeria svizzera.»