1973: Tyrrell driver Jackie Stewart of Great Britain during a Formula One Grand Prix. Mandatory Credit: Tony Duffy/Getty Images

CONTASECONDI EMOZIONALI: CRONOGRAFI, CHE PASSIONE

Da oltre due secoli, la complicazione più amata dal grande pubblico prende i tempi dello sport e degli avvenimenti più importanti

Il cronografo sta all’orologio come la 24 ore di Le Mans sta all’automobilismo. O se volete, come un Brunello di Montalcino sta ai grandi rossi. L’approccio al tema potrebbe non essere di vostro gusto, ma rende l’idea. Perché non tutti gli orologi, nella loro concezione di base – ideazione, progettazione, realizzazione – possono diventare un cronografo.

Ecco, forse cominciamo a sintonizzarci. Tra i misuratori del tempo da polso, la vetrina che riserviamo a questo tipo di articolo è sempre nello spazio migliore. E’ assicurato inoltre che i cronografi abbiamo un costo superiore ai rispettivi compagni di marca e gamma, ma va rilevato che la loro commercializzazione, negli ultimi anni, ha subito un forte impulso. Questo grazie alle proposte fornite da una ampia fetta di produttori, non necessariamente di alta gamma.

Ma come è fatto e funziona un cronografo? Il meccanismo, secondo una similitudine di carattere meccanico-automobilistico, è simile al funzionamento della trasmissione di una vettura. Il movimento di base, legato alla carica – generalmente automatica – attiva l’albero motore del motore dell’auto, a cui sono collegati tutti i meccanismi necessari a far muovere e funzionare il mezzo. In primis le ruote motrici. Il tutto attraverso il pulsante superiore dei due in più che ogni cronografo presenta, anche come segno di riconoscimento.

Il cronografo ripercorre la trasmissione dell’automobile, quindi. Una volta che si avvia la lancetta dei secondi del cronografo – quella grande, normalmente ferma a ore 12 – scatta l’accoppiamento della ruota del segna-secondi con il motore dell’orologio stesso, che indipendentemente dalla richiesta supplementare di energia e misurazione, continua il suo movimento. Una volta che si blocca la lancetta dei secondi, interrompendo il cronografo, il sistema di accoppiamento rimuove la seconda ruota e sul quadrante abbiamo la misurazione che ci interessava rilevare. Se la lancetta cronografo misura uno spazio di tempo superiore al minuto, un secondo quadrante – solitamente centrale superiore o laterale sul quadrante primario, lo registrerà. Una volta effettuata la misurazione, per rimettere a posto lancette e quadranti, per prepararsi a una successiva misurazione, si utilizza il secondo pulsante del cronografo, quello in basso.


Un particolare che ci arriva dalla storia dell’orologeria: il primo misuratore del tempo che passa risale al 1700, ma il primo cronografo fu inventato da Louis Moinet nel 1816. Doveva essere funzionale alle rilevazioni astronomiche. Per essere più vicini ai nostri tempi, l’oggetto cronografo è da sempre legato alle diverse declinazioni dell’avventura umana, sia essa correlata ad aspetti storici o sportivi. Come avvenne per quelli indossati dall’equipaggio dell’Apollo 13 – che non arrivò sulla luna per un guasto – gli ormai inconfondibili Omega Speedmaster – o per i diversi modelli di Breitling Navitimer che portavano i piloti da caccia. Ma i cronografi possono aiutare a calcolare il battito cardiaco, piuttosto che misurare la velocità degli oggetti in movimento.

L’evoluzione continua della tecnica dei segnatempo meccanici ha raggiunto oggi risultati eccezionali. L’incremento della velocità di oscillazione dei meccanismi ha via via permesso di effettuare misurazioni sempre più ridotte e precise all’interno della frazione di un secondo. Un esempio di questo tipo di applicazioni è arrivato recentemente da Tag Heuer, che ha proposto una serie di cronografi ground-breaking come il Mikrotimer Flying 1000, che rileva misurazioni di un millesimo di secondo. Per non sottacere del Mikrogirder che arriva a una lettura di un/duemillesimo di secondo.

(Per le immagini, courtesy of Rolex, TAG Heuer. Immagini storiche da Pinterest)