ROYAL OAK, NAUTILUS, LAUREATO: NATI SPORTIVI PER DURARE NEL TEMPO

Ovvero il racconto di come maison come Audemars Piguet, Patek Philippe e Girard-Perregaux hanno rivoluzionato il concetto di orologio sportivo

Datare la nascita dell’orologeria sportiva di lusso è un esercizio relativamente facile. Mettere insieme gli avvenimenti, e soprattutto le scelte dell’epoca che portarono a questo risultato, merita un approfondimento. Tanto più che l’icona – tale sarebbe poi diventata negli anni – che ha segnato quella fase fu il risultato di una scommessa. Un’azzardata scommessa.

Siamo agli inizi degli anni 70 e nel mondo degli orologi non tira una bella aria. Crisi mondiali a parte – guerre in Vietnam e Medio Oriente, Guerra fredda ecc. – i settori del voluttuario, se non proprio del lusso, stentano a trovare spazi adeguati. Nel 1972, nel panorama dei segnatempo ha fatto irruzione il quarzo, con tutta la potenza di fuoco delle case giapponesi che invadono i mercati. Tanto che molti produttori svizzeri conoscono anni di crisi, con pesanti cali di fatturato e di vendite.

E’ in questo contesto che la Audemars Piguet presenta una novità assoluta al salone di Basilea, che prende i passi dall’importatore italiano della casa. E’ lui a richiedere in Svizzera un orologio fuori dagli schemi, lussuoso al pari dei tanti modelli in oro, ma anche sportivo, di qualità e con un proprio stile, ma anche capace di attirare l’attenzione . Prende forma, disegnato da Gérald Genta (qui sotto), un orologio dalla percezione estetica fuori dall’immaginario collettivo degli Swiss made: il Royal Oak. La “rottura” arriva a iniziare dalla forma, ottagonale ma non così tanto da compromettere la normale rotondità degli orologi, dall’uso di viti a vista sulla lunetta, destinate a diventare il suo segno distintivo e da un cinturino-bracciale integrato alla cassa.

Affronta la prova del mercato superandola di slancio. Anche grazie all’immagine, diffusa a metà dei Settanta, dell’Avvocato – Gianni Agnelli – che lo indossa, rigorosamente sopra il polsino della camicia.

La creazione di Audemars Piguet, unita alla mitologia del nome Royal Oak (nel 1651, Carlo II d’Inghilterra in fuga dalle truppe di lord Cromwell, trovò rifugio per una notte su una grande quercia – da qui la Quercia reale) centra il bersaglio. Nonostante un prezzo di vendita decisamente superiore alle proposte della concorrenza di settore (Rolex e Patek Philippe su tutti), il Royal Oak divide gli appassionati, ma una volta “decollato” accresce la sua fama fino a essere replicato in quasi 700 modelli.

L’audace scommessa di Audemars Piguet, una volta vinta, spiana la strada all’orologeria sportiva di lusso che inizia allora a confrontarsi anche sul campo del design. Un cambiamento epocale per il comparto dell’orologeria. Prendono così forma progetti con una forte carica innovativa, come quello del Laureato di Girard Perreguex (1975), con la sua inconfondibile lunetta ottagonale racchiusa in un ambito circolare e il Nautilus di Patek Philippe, presentato nel 1976 e opera sempre di Gérald Genta che si ispira alla forma dell’oblò dei transatlantici, con ogni lato della lunetta ottagonale leggermente curvo per tracciare un cerchio.