DAVID BECKHAM PER TUDOR: 5 COSE CHE ANCORA NON SAPETE

L’ex calciatore scelto come testimonial della nuova campagna Tudor: ecco alcune curiosità su di lui

Quando nell’ormai lontanissimo 1926 Hans Wilsdorf fondò l’azienda di orologi Tudor aveva in mente una clientela ideale fatta di uomini pronti ad affrontare qualsiasi sfida, sempre con il piede sull’acceleratore. Soluzioni sempre più ricercate per resistere alle intemperie del tempo e garantire la massima affidabilità, sotto la superficie del mare come in cima a vette impervie. Come rimanere fedeli, a tanti anni di distanza, a quello spirito di avventura? Scegliendo come testimonial un personaggio d’eccezione, una star abituata a tenere duro in ogni circostanza, la testa sempre alta. Parliamo di sua maestà David Beckham, volto della nuova campagna “Born To Dare: nati per osare”.  Amante dell’eleganza e della ricercatezza, da buon inglese, l’ex calciatore incarna alla perfezione i valori del brand.

Un atleta che non si è mai tirato indietro, costellando la sua carriera di successi, la cui grinta può essere riassunta in cinque punti salienti:

Idee chiare

“Cosa farai da grande?” “Il calciatore”, risponde da piccolo un determinatissimo David. Il tutto nonostante i primi provini si rivelano un vero disastro. La grinta è però già la sua arma migliore e così eccolo sbarcare, a 16 anni, nel Manchester United.

Chi ben comincia?

Che Beckham non fosse tipo da arrendersi facilmente lo si capisce poco dopo: lo United, non del tutto convinto delle sue potenzialità, lo spedisce in prestito al Preston, molte categorie più in basso nelle gerarchie calcistiche inglesi. Lui sforna gol e assist, facendosi notare per la maestria nei calci piazzati. A Manchester torna dalla porta principale nel giro di pochi mesi.

Family first

Ci vuole fegato per affrontare a testa alta una leggenda come sir David Ferguson, allenatore e storico manager del Manchester United. Beckham lo fa per difendere la propria famiglia, i propri affetti:  il figlio Brooklyn, avuto dalla moglie Victoria, non sta bene e lui salta gli allenamenti per assisterlo. Volano accuse e parolacce (si parla anche di uno scarpino in faccia) ma il numero 7 risponde a suo modo, con i gol in campo.

L’ultima parola

Dallo United dal Real Madrid, da un osso duro come Ferguson a un altro “cagnaccio” di nome Fabio Capello. Che, saputo della sua volontà di tentare un’esperienza americana, nel 2007 gli dice chiaro e tondo “da qui a fine anno tu non giochi più”. Tempo un mese e Beckham, in barba a ogni pronostico, era già in campo. Il risultato? Un gol, ovviamente, alla Real Sociedad.

Passi falsi

Gli infortuni gravi, una volta superati i 30 anni, sono spesso la pietra tombale sulla carriera di un atleta. Una regola decisamente ignota a David Beckham che, in Italia per vestire la maglia del Milan, si rompe il tendine d’Achille in un brutto scontro. Titoli di coda sulle avventure del mitico centrocampista? Macché. Un anno dopo, nel 2011, prende la rincorsa per calciare l’ennesima punizione con i colori dei Los Angeles Galaxy cuciti addosso. In America come in Europa, il risultato è lo stesso: rete che si gonfia e spettatori in visibilio.

Non è un amore nato dal nulla, quello tra uno dei centrocampisti più talentuosi della storia del calcio, oggi ambasciatore di iniziative benefiche a ogni latitudine del mondo. Beckham indossa il Black Bay Chrono, un cronografo dotato di un calibro di manifattura con ruota a colonne, che fonde le due anime di Tudor, quella subacquea e quella legata al mondo dei motori , in un solo prezioso accessorio forte di cassa in acciaio da 41 mm.