LA STORIA DI OMEGA HA UN NUOVO INDIRIZZO

Viaggio nel nuovo museo della maison: uno spazio per raccontare il passato, con esperienze interattive per i visitatori.

Una storia da raccontare, che si arricchisce anno dopo anno di altri, preziosi capitoli. Al punto che un solo museo, quello già aperto da Omega per gli appassionati di lancette, non bastava più: da qui l’idea di una nuova casa per la memoria della maison svizzera, realizzata a Bienne nella Cité du Temps, il campus del marchio. A progettare l’edificio è stato l’architetto Shigeru Ban, che ha lavorato molto sull’illuminazione per permettere ai visitatori di godere al meglio della loro esperienza.Video, mostre ed esperienze interattive accompagnano gli amanti dell’orologeria nel passato di Omega, un viaggio che inizia nel 1848 quando l’orologiaio Louis Brandt aprì un piccolo laboratorio nel paesino svizzero di La-Chaux- de-Fonds. Quasi cinquant’anni dopo, i fratelli Brandt presentavano il “calibro 19 linee”, rivoluzionario movimento che avrebbe preso il nome di Omega, un termine poi diventato identificativo della società stessa. Tante le tappe importanti nella storia del brand: i Giochi Olimpici del ’32, cronometrati per intero, la nascita del Seamaster nel 1948, il Ladymac del ’55, primo orologio da polso automatico pensato per le donne. E poi i grandi primati, come lo sbarco sulla luna nel 1969 o il recente record mondiale di immersione del modello Ultra Deep (10.928 metri di profondità) nel 2019.Omega mette in mostra tutto questo attraverso intuizioni come la creazione di una gigantesca cartina geografica con indicazione degli orari dei vari luoghi, per portare i visitatori in giro per il mondo. Proseguendo lungo il percorso, agli appassionati è data la possibilità di mettere alla prova le loro capacità atletiche su pista, cronometrati dagli orologi Omega, di rivivere sulla propria pelle l’emozione dell’atterraggio sulla superficie lunare e di calarsi nei panni dell’agente segreto 007, legato alla maison dai tempi del film GoldenEye del 1995. Non manca, infine, la possibilità di viaggiare all’interno di un movimento orologiero, ovviamente senza il rischio di rimanere intrappolati tra gli ingranaggi.