AL TEMPO DEGLI SMARTWATCH

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Dai nuovi progetti nati grazie al crowfounding, alla risposta delle grandi maison del lusso, ciò che conta è essere connessi

Connessione. Stavolta non astrale, ma da polso. Stiamo parlando degli orologi intelligenti, meglio noti come smartwatch, comparto apparentemente di nicchia ma che trova sempre maggiore sponda tra le case mondiali dei segnatempo.

Non solo Apple, Lg o Samsung, insomma, ma un parterre che ha visto entrare in campo  manifatture di orologeria di spicco. Che il mondo smartwatch abbia ritrovato uno slancio che sembrava arenato negli anni della crisi globale, lo dimostra oggi la risposta riscontrata dal progetto Zetime di MyKronoz, entrato nella storia del crowdfonding.

L’orologio Zetime si è rivelato il progetto più finanziato di una società europea, avendo raccolto 5,3 milioni di dollari (in 35 giorni) per la realizzazione di uno smartwatch ibrido dalle grandi aspettative.
Rimanendo in Svizzera, il marchio di qualità “Swiss made” non è sfuggito a Tag Heuer che ha presentato dei sistemi operativi per le connessioni alla rete destinati a trasformarsi in punti di riferimento del settore.

Il Connected Modular 45 spiegato dal capo esecutivo di Tag Heuer, Jean Claude Biver, è “un orologio che applica le più moderne tecnologie della Silicon Valley al design e allo stile dell’alta orologeria”. La particolarità é l’intercambiabilita tra il modulo di connessione con quello meccanico. Flessibilità che si trasferisce anche al design, visto che si presenta in 56 versioni, a loro volta personalizzabili per colori e materiali impiegati.

Restando in tema di contaminazioni tra orologeria classica e innovazione, all’intuizione di Tag Heuer vanno fatti seguire i prodotti sviluppati da Montblanc con il progetto Summit, ma anche il nuovissimo Tambour Horizon, con il quale Louis Vuitton ribadisce il suo DNA di maison capace di creare oggetti al tempo stesso pratici e preziosi.

 

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