Curiosità e i modelli amati da un grande artista, padre del cubismo, che non toglieva l’orologio neanche per dipingere
Picasso, what else? Non servono aggettivi o spiegazioni. Perché se sei grande, ma grande per davvero, basta il nome, o, in questo caso, il cognome. L’artista con la A maiuscola che definì le linee del cubismo, il produttore instancabile di un corpus poliedrico e smisurato, il “nonno degenere”, come fu definito dalla nipote Marina.
Quel lontano 1973 lo vedeva spegnersi, divorato da un edema polmonare, e lo sentiva pronunciare il suo ultimo invito: “bevete alla mia salute”. Ma il fortunato epitaffio non fu l’unica cosa che il Nostro si lasciò dietro. Parliamo dell’ “eredità del secolo”: 1.885 dipinti, 7.089 disegni, 2.800 ceramiche, 1.228 sculture, quasi 10mila incisioni e litografie. E poi castelli, ville e circa 1,3 miliardi di franchi. Nessun testamento e una progenie variegata di nipoti e figli (legittimi e non) a contendersi l’osso.
Nel 2010, come un’ Atlantide di tela e colore, emergono dagli abissi circa 271 opere dell’artista, nascoste nientemeno che in un garage. Tra i reperti riportati alla luce, due orologi. Cinturino in pelle di coccodrillo, cromatura dorata del quadrante e pelle nera, queste le componenti principali. Nessuna firma, ma al posto dei numerali, sulla circonferenza del quadrante, sillabato in 12 lettere nere dipinte a mano, proprio il nome Picasso. Al centro del quadrante emerge l’iscrizione 19 JEWELS che però non ci dà indicazioni riguardo alla nascita o alla storia del brand.
Il valore inestimabile di questi due oggetti li rende prede ambite da tutti i collezionisti del settore. Soprattutto perché Picasso non toglieva mai l’orologio, nemmeno quando dipingeva, e questo conferisce ai due ritrovamenti il pregio singolare che solo gli oggetti più intimi e personali hanno.
Non sono però gli unici orologi da polso dell’artista. Sappiamo, infatti, che Picasso fu un grande estimatore di questi strumenti, tanto da possederne una collezione ricchissima. Una foto del 1954, firmata Yousuf Karsh, lo ritrae mentre indossa un Jaeger-LeCoultre Triple Date Moonphase, mentre un ritratto di Eddy Novarro datato 1960, rappresenta Picasso indossare un Rolex GMT-Master.
Quindi l’orologio fu come una seconda pelle per Picasso. E questa è una coincidenza interessante se si considera che nella produzione dell’artista il tempo ha un ruolo fondamentale. Questo è la quarta dimensione, che liquefà le immagini, che gioca a comporre e scomporre le figure, è il movimento. Il tempo non è sequenza ma durata, non esiste un presente o un passato, solo realtà.
“Donna seduta con orologio da polso” di Pablo Picasso
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