Fabrizio Di Amato e il Gruppo Maire Tecnimont portano l’Open Innovation nel circuito educativo ed accademico italiano
Dalla mente lungimirante e lo sguardo rivolto verso i giovani manager e professionisti dell’oggi e del domani di Fabrizio Di Amato, presidente e fondatore del Gruppo Maire Tecnimont, il concetto di Open Innovation entra nell’ambito accademico italiano per fornire nuovi strumenti per la gestione delle dinamiche aziendali.
Nasce così il master in Open Innovation con sede presso l’Università LUISS Guido Carli, eccellenza italiana, grazie alla partnership tra l’accademia, nella persona del Rettore Prencipe, il professor Henry Chesbrough, direttore del Garwood Centre for Corporate Innovation dell’Università della California a Berkeley e padre intellettuale del concetto stesso di Open Innovation e – appunto – il Presidente di Maire Tecnimont, il quale ha finanziato la sua nascita e messa in opera.
Fino al 1970, le aziende vivevano in un mondo di innovazione chiusa. La condivisione inizialmente le spaventava. Ma il mondo e le imprese sono cambiati radicalmente. Dall’avvento delle startup, i grandi gruppi hanno imparato a seguire un nuovo modus operandi, utilizzando sempre più l’innovazione aperta, o Open Innovation. Questa espressione è stata promossa proprio dal professore Henry Chesbrough nel 2003, in un articolo intitolato “Open Innovation: The New Imperative for Created and Profitting from Technology”.
L’innovazione aperta è costituita da modalità di innovazione basate sulla condivisione e la collaborazione. In effetti, la sua applicazione a livello aziendale dimostra che è più efficiente e veloce, in uno spirito collaborativo, non fare più affidamento, soprattutto sulla propria ricerca per innovare, ma affidarsi a risorse anche esterne, motivate o semplicemente più aggiornate.
Facciamo un esempio concreto: Lego coinvolge i suoi fan nello sviluppo di future gamme di giocattoli. O Samsung, che collabora (o acquista) startup per favorire lo sviluppo dei suoi prodotti futuri.
Gran parte dell’innovazione aperta sta nel realizzare innovazioni di processo incrementali e questo offre un duplice vantaggio sia alla multinazionale promotrice che può disporre (e brevettare) un’idea performante altrui, e per le piccole realtà come le startup o i laboratori di ricerca, di avere mezzi economici sostanziosi per sviluppare le proprie ispirazioni.
Fabrizio Di Amato e la promozione dell’Open Innovation attraverso i giovani professionisti
Purtroppo però molte aziende sono ancora scettiche rispetto a questo nuovo approccio allo sviluppo e realizzazione di idee e prototipi. E per questo Fabrizio Di Amato di Maire Tecnimont ha deciso di puntare tutto sui giovani, formandoli rispetto a questo sistema innovativo ed aperto, affinché si facciano promotori della sua applicabilità nelle realtà aziendali che dirigeranno.
Il fatto di collegare “outside-in” e “inside-out” creerà molte possibilità. “L’esterno” è definito come apertura verso le abilità di risorse competenti. Diversi attori collaborano con grandi gruppi come: startup, laboratori di ricerca o loro clienti. Al contrario, l’”inside-out” apprezza la proprietà intellettuale dell’azienda esternamente. Le società che utilizzano questo metodo possono decidere di creare strutture separate dalla società, per sviluppare un prodotto che differisce dalla strategia attuale mentre utilizza le risorse esistenti all’interno dell’entità madre.
Il Gruppo Maire Tecnimont e il suo legame con la tecnologia e digitalizzazione
L’innovazione digitale e la diffusione della cultura tecnologica sono uno zoccolo duro nello statuto del Gruppo Maire Tecnimont, il quale già in passato, con il progetto BEYOND DIGITAL, e il coinvolgimento diretto delle risorse umane nel processo di trasformazione digitale, ha dimostrato tutto il suo paradigma esistenziale e professionale.
Fabrizio Di Amato ha infatti creato un contesto industriale multinazionale con un Dna altamente tecnologico e uno sguardo fortemente rivolto all’ambiente. Leader internazionale nel settore della trasformazione delle risorse naturali, oggi e’ impegnato anche nella chimica verde e nell’economia circolare attraverso la controllata NextChem. L’azienda, quotata in borsa dal 2007 può contare su oltre 1500 brevetti specifici depositati nel campo dell’ingegneria impiantistica e nella loro applicazione, e su un organico di più di 9.100 persone in 45 Paesi, attraverso circa 50 società.